Fonte originale: articolo Gospa News
Il tema della salute come bene pubblico “richiama alla responsabilità sociale e in questo periodo al dovere, morale e civico della vaccinazione. E’ lo strumento che in grande velocità la comunità scientifica ci ha consegnato per sconfiggere il virus e sta consentendo di superarne le conseguenze non solo di salute ma anche economiche e sociali”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Pavia, come riportato dall’ANSA.
“Non si invochi la libertà per sottrarsi dalla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui. Chi pretende di non vaccinarsi, con l’eccezione di chi non può farlo per salute, e di svolgere una vita normale frequentando luoghi di lavoro o svago, costringe tutti gli altri a limitare la propria libertà, a rinunciare alla propria possibilità di recuperare in pieno luoghi e modi e tempi di vita” ha aggiunto il Presidente della Repubblica Italiana.
La strategia politico-sociale propagandata dal Capo dello Stato in Italia è già stata ampiamente smentita sotto il profilo sanitario dalle affermazioni di virologi internazionali (Luc Montagnier) e biologi nazionali (Franco Trinca) che hanno definito il piano di vaccinazione durante la pandemia in corso “un’arma di distruzione di massa”. L’articolo da noi pubblicato è già stato visualizzato da oltre 455mila persone, a conferma del vivo interesse all’argomento.
Qualche giorno fa è stato uno dei massimi esperti mondiali di vaccini, il professor Geert Vanden Bossche, già collaboratore di Big Pharma e dell’omg GAVI fondata Bill Gates, a spiegare nel dettaglio come l’utilizzo dei sieri possa produrre varianti del SARS-Cov-2 ancora più resistenti e infettive.
Ebbene il caso i Israele conferma nei fatti quanto sostenuto dagli scienziati che contestano il piano vaccinale massivo, portato avanti con sieri antiCovid per di più sperimentali e non idonei a proteggere la popolazione dai comtagi delle nuove varianti come la più diffusa Delta e la più rara ma resistente Epsilon.
Se un vaccino non risulta efficace a contenere i contagi diventa uno strumento totalmente inutile in termini di profilassi sociale per la salute pubblica e, pertanto, non può avere un minimo fondamento giuridico la sua imposizione obbligatoria, già prescritta per legge agli operatori sanitari in Italia, ed ora oggetto di un vivace dibattito politico per la sua estensione a tutti gli abitanti.
Martedì 30 agosto 2021, infatti, Israele ha registrato 10.947 nuove infezioni da Covid dopo che sono stati effettuati 137.410 test nelle 24 ore precedenti. È la cifra più alta che lo stato ebraico abbia visto da quando ha registrato circa 10.100 casi a metà gennaio durante l’apice della terza ondata di Covid del paese. Anche i dati aggiornati al 4 settembre dal Center for Systems Science and Engineering (CSSE) della Johns Hopkins University confermano l’aumento dei contagi.
Il nuovo record è arrivato mentre i giovani israeliani erano pronti a tornare nelle istituzioni educative mercoledì per il nuovo anno accademico. Secondo i media locali, un terzo di coloro che sono risultati positivi aveva meno di 11 anni, mentre i casi tra i 12 ei 18 anni rappresentavano il 15% delle nuove infezioni. Solo il 4% degli ultimi casi riguardava la fascia di età superiore ai 60 anni.
«A partire da domenica sera, ci sono stati 84.218 casi di coronavirus attivi in Israele, con 1.096 ricoverati in ospedale, di cui 677 in gravi condizioni e 157 su ventilatori. Il numero dei malati gravi è diminuito leggermente nell’ultima settimana, da un picco di 753 la scorsa domenica – ha scritto invece Times of Israel in un articolo di domenica 5 settembre – Almeno 11 persone sono morte domenica mattina e pomeriggio, 27 persone sono morte il sabato e 29 il venerdì. Secondo il sito di notizie Ynet, più della metà dei 122 israeliani morti a causa del coronavirus negli ultimi cinque giorni, dall’inizio di settembre, non erano vaccinati. Il rapporto affermava che 65 di loro erano completamente non vaccinati, 42 erano vaccinati ma non avevano ricevuto una vaccinazione di richiamo (la terza) e 15 di loro avevano anche una terza dose».
Ciò è accaduto sebbene proprio il governo di Gerusalemme sia stato il primo al mondo ad avviare un ciclo di richiami con la terza dose di Pfizer a partire dal 31 luglio. Proprio nel paese mediorientale si erano infatti registrati dati inquietanti in merito al ricovero e al decesso di persone già vaccinate con le due dosi. Una statistica allarmante simile a quella rilevata dal Public Health England in Inghilterra.
Con oltre 2,5 milioni di israeliani già inoculati con tre dosi di vaccino Covid-19, lo zar nazionale del coronavirus, Salman Zarka, ha affermato che i preparativi devono iniziare per un eventuale quarto vaccino a causa delle varianti in crescita del virus.
“Sarà necessario un altro giro di colpi di richiamo per i vaccinati al fine di tenere il passo con le varianti del coronavirus” ha affermato Zarka, capo della task force speciale istituita per coordinare la lotta di Israele contro il Covid-19, in un’intervista alla radio pubblica Kan.
Nonostante i due terzi della popolazione israeliana siano già stati vaccinati con due dosi, i funzionari sanitari si aspettano che il Delta, più contagioso, continuerà a portare a un aumento dei casi e dei ricoveri nei mesi autunnali.
“Dato che il virus è qui ed è qui per restare, dobbiamo prepararci anche per il quarto colpo. Questa è la nostra vita d’ora in poi, a ondate”, ha aggiunto Zarka. Ritiene che i colpi di richiamo che affrontano in modo più efficace le nuove varianti del virus potrebbero essere pronti entro la fine del 2021 o l’inizio del 2022. Il funzionario sanitario aveva precedentemente affermato che potrebbero essere necessarie vaccinazioni di richiamo “una volta all’anno o cinque o sei mesi”.
Secondo l’emittente pubblica Kan, gli esperti del ministero della Salute di Israele ritengono che se l’alto tasso di vaccinazioni continua insieme ad alti livelli di nuovi casi di COVID-19 mentre Israele segna un mese di festività ebraiche, “ci sono buone probabilità che nel prossimo mese o due, raggiungeremo una situazione molto simile all’immunità di gregge”.
Israele è stato tra i primi paesi a offrire una terza dose del vaccino, che ha già ricevuto oltre 2,5 milioni di persone. Un “Pass verde” rilasciato ai cittadini vaccinati – che garantisce l’accesso a luoghi come ristoranti e bar – scade sei mesi dopo che a un individuo viene somministrata la seconda o la terza dose, portando a speculazioni che potrebbero essere in arrivo altre dosi future.
Alla luce dell’altissimo livello di contagiati dal Sans-Cov-2 in Israele prima il Portogallo e poi la Svezia hanno chiuso le frontiere dei loro paesi agli israeliani.
Al di là delle affermazioni politiche del Presidente Mattarella è pertanto evidente che si sta verificando nello stato ebraico proprio quanto previsto da Vanden Bossche e gli altri virologi di fama mondiale contrari ad una vaccinazione massiva in piena pandemia in corso.
Nessun accenno è stato invece fatto dal Capo dello Stato alle molteplici terapie domiciliari efficaci che hanno consentito a molti medici di guarire i malati di Covid-19.
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Redazione Gospa News
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