di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Fonte originale: articolo di Gospa News
Giulia Lucenti in provincia di Modena (nella foto di copertina) e Mosheur Rahman in quella di Venezia avevano solo 16 anni e sono morti pochi giorni dopo aver ricevuto le terapie geniche a base di RNA messaggero contro il Covid. La stessa sorte è toccata ad una 14enne di origini marocchine residente nel Barese. Sotto riportiamo le loro tragiche storie nel dettaglio attinte dai media locali.
Tutti e tre, in pochi giorni in Italia, hanno perso la vita dopo l’inoculazione dei vaccini che un recentissimo studio scientifico britannico pubblicato dal quotidiano The Guardian ritiene più pericolosi del SARS-Cov-2 per gli adolescenti. Sui loro decessi toccherà ora alla magistratura fare luce per rispondere alle richieste dei genitori che sospettano una correlazione con la somministrazione delle dosi vaccinali,
Ciò avverrà secondo i tempi canonici delle procedure giudiziarie che concedono almeno 90 giorni di tempo ai periti per depositare gli esiti autoptici ma nel frattempo la macchina della propaganda della vaccinazione per i giovani non solo prosegue ma si fa ancora più invasiva perché Pfizer-Biontech ha comunicato di aver chiesto all’ente regolatore dei marmaci americano Food & Drug Administration l’estensione della terapia genica con autorizzazione di emergenza anche che per i bambini da 5 a 12 anni.
«Le aziende Pfizer e BioNTech hanno oggi comunicato che i risultati degli studi clinici hanno mostrato che il loro vaccino contro il coronavirus è “sicuro, ben tollerato” e ha prodotto una risposta immunitaria “robusta” nei bambini di età compresa tra i cinque e gli 11 anni. Le aziende hanno inoltre reso noto che a breve chiederanno l’approvazione normativa da parte degli enti regolatori» riporta l’ANSA.
Il vaccino verrebbe somministrato a un dosaggio inferiore rispetto a quello utilizzato per i soggetti dai 12 anni in su, hanno affermato le aziende in una nota. Le aziende hanno inoltre affermato che avrebbero presentato i loro dati agli organismi di regolamentazione nell’Unione Europea, negli Stati Uniti e in tutto il mondo “il prima possibile”.
Le aziende Pfizer e BioNTech stanno sperimentando il loro vaccino anti-Covid anche su neonati di età compresa tra sei mesi e due anni e su bambini di età compresa tra 2 e 5 anni. I risultati principali di questi studi sono attesi “prima di fine anno”, hanno affermato le società. Complessivamente, fino a 4.500 bambini tra sei mesi e 11 anni sono stati arruolati negli studi Pfizer-BioNTech negli Stati Uniti, in Finlandia, in Polonia e in Spagna.
Chi ha seguito con attenzione le varie procedure per l’approvazione dei vaccini sa che mentre il Comirnaty è stato approvato definitivamente negli USA per gli over 16, rimane soggetto ad un’autorizzazione all’uso di emergenza (applicabile solo perché c’è la pandemia dichiarata dall’OMS) per gli adolescenti di età compresa tra i 12 ed i 15 anni in quanto la FDA aveva chiesto un maggior numero di dati clinici alla Pfizer.
Già questa circostanza avrebbe dovuto indurre alla cautela anche alla luce del fatto che i dati di farmacovigilanza sugli adulti raccolti da Pfizer non sono stati analizzati dal Comitato Consultivo della stessa FDA suscitando una forte polemica tra alcuni medici esperti di vaccini, raccolta e rilanciata dal British Medical Journal e dall’avvocato Robert Kennedy sul suo sito dell’associazione Children’ Health Defense. (continua a leggere).
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