VACCINI & GRAFENE – 3 (parte 2). Nanoparticelle Tossiche in Comirnaty e Inquietanti Test UE

Pubblichiamo oggi la seconda parte dell’inchiesta Vaccini & Grafene 3 (esistono infatti ulteriori due precedenti inchieste). Come spiegato ieri la lunghezza e complessità dell’inchiesta ci ha portati a suddividerla in 3 tronconi per renderla facilmente più accessibile. Nella prima parte si è spiegato che l’Unione Europea, attraverso il progetto Horizon 2020 sta promuovendo la GRAPHENE FLAGSHIP finalizzata alle ricerche innovative di applicazione del grafene. Tra esse particolare importanza ha assunto grazie allo studio di alcuni ricercatori italiani anche la sperimentazione nell’ambito biomedico e, in particolare, sulle nuove biotecnologie per i vaccini in un palese conflitto d’interesse con l’emergenza Covid-19.

https://www.databaseitalia.it/vaccini-grafene-3-pericolose-nanoparticelle-nel-siero-mrna-x-file-pfizer-shock-tossicologia-non-studiata-a-fondo/

Infatti la Commissione Europea ha finanziato gli esperimenti sui virus chimerici del ceppo SARS 2003 del Wuhan Institute of Virology nel 2004 e nel settembre 2019 ha promosso un summit per l’immunizzazione globale alla presenza delle ong di Bill Gates e di una manager di Pfizer. Ciò rende misteriose e pericolose le nanoparticelle del siero genico Comirnaty su cui la stessa Pfizer ha ammesso una tossicologia “non abbastanza studiata”, come evidenziato nella parte 1. Ripartiamo da qui…

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

La presenza di ossido di grafene (GO) nel siero Comirnaty è stata segnalata dal chimico spagnolo Paulo Campra, docente e ricercatore dell’Università di Almeria, che ha analizzato il contenuto di una fiala e, dopo aver incontrato contrarietà dal mondo biologico della stessa accademia, nel novembre 2021 ha pubblicato la versione finale della sua analisi confermando di aver individuato con certezza almeno 8 nanoparticelle di ossido di grafene tra un totale di 28 molto sospette per la forma bidimensionale (2D) di questo allotropo del carbonio.

Il chimico spagnolo ha poi lanciato un appello: «Chiediamo a ricercatori indipendenti, senza conflitti di interesse o coazione da parte di alcuna istituzione, di effettuare una più ampia controanalisi di questi prodotti per ottenere una conoscenza più dettagliata della composizione e del potenziale rischio per la salute di questi farmaci sperimentali, ricordando che i materiali di grafene hanno una potenziale tossicità per l’uomo e la sua presenza non è stata dichiarata in alcuna autorizzazione all’uso di emergenza». Ebbene proprio nel documento Pfizer sarebbe individuabile il “covo” dove potrebbe essere occultato il GO. 

Nel FDA full Pfzer-BioNTech Fact Sheet (Fonte 3) si elencano «I nanolipidi, o minuscole molecole di grasso, proteggono l’mRNA e fornisce un esterno “grasso” che aiuta l’mRNA a scivolare all’interno delle cellule. I componenti nanolipidici nel vaccino Pfzer-BioNTech includono: ((4-idrossibutil)azanediil)bis(esano-6,1-diil)bis(2-esildecanoato), 2[(polietilenglicole)-2000]-N,N-ditetradecylacetamide , 1,2-distearoil-sn-glicero-3-fosfocolina e colesterolo».

L’elevata tossicità di queste sostanze è stata già denunciata dal tenente colonnello Theresa Long, chirurgo dell’US Air Force e responsabile medico della 1st Aviation Brigade Fort Rucker, Alabama. Ma di questi lipidi pericolosi riparleremo in altri articoli…

Resta comunque avvolta dal mistero la reale composizione delle «Nanoparticelle lipidiche contenenti PF-07305885 (BNT162b2) e lipidi» che rappresentano la “tessitura chimica” del siero genico Comirnaty.

Mentre viene menzionato il PF-07305885 derivante dal brevetto Biontech BNT162b2 e perciò inerente il principio attivo dell’RNA messaggero, non viene svelata la natura del composto principale PF-07302048 che lo ingloba.

Entrambi sono però ma inseriti in una classificazione chimica V-OEB che, a quanto ci risulta, è stata utilizzata per la prima volta nella sicurezza da laboratorio proprio per il vaccino contro il Covid-19 della Pfizer.

 4 – IL RISCHIO DEI COMPOSTI BIOTECNOLOGICI

«La Vaccines Occupational Exposure Band (V-OEB) è una classificazione che è stata assegnata ai vaccini basati sulla biotecnologia e ai componenti dell’antigene. Le valutazioni del rischio dovrebbero essere eseguite per valutare le potenziali esposizioni e determinare i controlli appropriati» si legge ancora nel Foglio di Sicurezza Pfizer che, è bene rammentarlo, riguarda solo l’impatto del composto e degli ingredienti trattati sui lavoratori addetti al laboratorio.

Due pagine del Foglio di Sicurezza di Pfizer-Biontech da cui emergono i due elementi di nuovissima e indefinita classificazione tossicologica

Se leggiamo un documento analogo precedente, aggiornato al 16 novembre 2020 (Fonte 4), risulta che quella denominazione V-OEB non esisteva ancora.

In relazione ai due componenti segreti “PF” veniva infatti scritto: «La fascia di esposizione occupazionale bioterapeutica (B-OEB) è un intervallo della quantità quotidiana accettabile (ADI), in base ai dati di rischio disponibili con l’applicazione di fattori di sicurezza appropriati. È necessario utilizzare misure di controllo tecnico per portare le esposizioni nella B-OEB rilevante; è necessario condurre controlli amministrativi supplementari e usare dispositivi di protezione individuale per raggiungere il controllo dell’esposizione fino alla parte inferiore della fascia».

Per far comprendere anche ad un profano il livello elevato di pericolosità di tali lavorazioni da laboratorio basta cercare una rapida delucidazione su Wikipedia sul significato di OEB.

Lo scopo del sistema di classificazione dell’OEB, Banda di Esposizione Occupazionale meglio traducibile in Italiano con “professionale” è separare le sostanze in diverse categorie di pericolo quando i dati disponibili sono sufficienti per farlo, ma inadeguati per stabilire un Limite di Esposizione Professionale (OEL). 

La fascia di esposizione professionale, nota anche come fascia di rischio, è un processo volto ad assegnare rapidamente e accuratamente le sostanze chimiche a categorie specifiche (fasce), ciascuna corrispondente a un intervallo di concentrazioni di esposizione progettate per proteggere la salute dei lavoratori. Queste bande sono assegnate in base alla potenza tossicologica di una sostanza chimica e agli effetti negativi sulla salute associati all’esposizione alla sostanza chimica.

La fascia di esposizione professionale è stata utilizzata dal settore farmaceutico e da alcune importanti aziende chimiche negli ultimi decenni per stabilire limiti o intervalli di controllo dell’esposizione per sostanze chimiche nuove o esistenti che non hanno OEL formali.

Purtroppo però la pericolosità/tossicologia del composto, non essendo stata studiata a fondo come afferma la stessa Pfizer con lo stesso candore con cui ammise di non avere dati sulle miocarditi nei bambini under 12,  rimane totalmente sconosciuta in relazione a molteplici reazioni (ad esempio Paragrafo 9 – Physical and Chemical Poperties) dove figura una serie infinita di “not data avaliable”, nessun dato disponibile, persino nelle voci sulla solubilità, infiammabilità ed autocombustione del vaccino!

Da queste evidenze scientifiche scaturisce un immediato ed inquietante quesito: perché dovrei inoculare nel mio corpo umano una sostanza biochimica artificiale di cui non si conosce nemmeno il reale impatto tossicologico sugli stessi lavoratori che peraltro sono difesi da ogni genere di protezione di biosicurezza (guanti, occhiali, mascherine, tute ecc)?

5 – NANOPARTICELLE AL GRAFENE PER VACCINI CONTRO SARS-COV-2

Cediamo volentieri l’onere di rispondere al presidente americano Joseph Biden, a quello italiano Sergio Mattarella ed al premier Mario Draghi che stanno facendo di tutto per imporre la vaccinazione massiva nonostante scienziati di fama mondiale ne abbiamo preventivato la pericolosità durante una pandemia (Luc Montagnier, Geert Vanden Bosshe, Laura Bolgan, Franco Trinca) giungendo a paragonarla ad “un’arma di distruzione di massa” per le varianti più infettive e resistenti ai vaccini che può causare, come puntualmente avvenuto.

Ma proseguiamo nella radiografica “tossicologica” del siero genico della Big Pharma di New York che al paragrafo 3, in fondo alla percentuale dei singoli componenti, scrive «Gli ingredienti indicati come pericolosi sono stati valutati in base agli standard per la sicurezza sul lavoro» anche se l’unico etichettato con il profilo di “hazardous” è il Cloruro di Potassio (KCl), di scala Acute Tox 5.

Sebbene questo sale sia abbastanza sicuro se somministrato per via orale, è letale a 75-150 mg/kg EV. L’iniezione di una dose letale di KCl provoca la morte per arresto cardiaco: viene infatti utilizzato in associazione ad altri ingrandenti per le pene capitali in alcuni stati.

Ma la dose utilizzata in Comirnaty sarebbe minima e pertanto pericolosa solo per i lavoratori che la tulipano per assemblare il prodotto. Pertanto non divaghiamo sui malori improvvisi per attacchi cardiologici anche tra i giovani altrimenti non termineremmo l’argomento di oggi. Ci torneremo prossimamente.

Sempre nelle Informazioni aggiuntive della sezione 3, sotto la tabella sulle “Acute Tossicità Stimate”, si precisa «In conformità con 29 CFR 1910.1200, l’esatta composizione percentuale di questa miscela è stata trattenuta come segreto commerciale».

Dinnanzi a quest’altra affermazione del Safety Sheet Pfizer i misteri si ingigantiscono e ci fanno tornare alle misteriose nanoparticelle lipidiche. Di cui avremmo difficoltà a parlare se non avessimo pubblicato la precente inchiesta “Vaccini & Grafene – 2. Le Nanoparticelle parlano Italiano. Premiato Studio della famosa Capua e della giovane Delogu”.

Un esempio dei fogli di ossido di grafene dispersi nel liquido della siringa e pronti per essere inoculati in un essere umano secondo la ricerca sperimentale della dottoressa Lucia Gemma Delogu menzionata dal progetto Graphene Flagship dell’Unione Europea – Fonte 5

«Solo il GO (ossido di grafene – ndr) ammino-funzionalizzato è stato in grado di indurre una specifica cellula dendritica monocitoide (mDC) e l’attivazione dei monociti distorta verso una risposta T helper (Th) -1/M1. Questi risultati sono punti di partenza per lo sviluppo di piattaforme su nanoscala in medicina come strumenti immunoterapici, vettori di vaccini o nanoadiuvanti».

E’ quanto ha scritto in uno studio del 2017, insieme ad altri ricercatori europei, la dottoressa Lucia Gemma Delogu, giovane scienziata sarda del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, divenuta il punto di riferimento mondiale dalla Graphene Flagship, l’associazione internazionale che, come spiegato nella parte introduttiva, sta monitorando le potenzialità di questo nuovo materiale derivato dal carbonio per iniziativa della Commissione Europea.

«Potrebbero anche essere esplorati strumenti di nanotecnologia per inattivare SARS-CoV-2 nei pazienti. In questo caso, i nanomateriali potrebbero essere utilizzati per fornire farmaci al sistema polmonare per inibire l’interazione tra i recettori dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) e la proteina S virale. Inoltre, il concetto di “nanoimmunità in base alla progettazione” può aiutarci a progettare materiali per la modulazione immunitaria, stimolando o sopprimendo la risposta immunitaria, che troverebbero applicazioni nel contesto dello sviluppo di vaccini per SARS-CoV-2 o nel contrastare la tempesta di citochine, rispettivamente» ha precisato la stessa dottoressa Delogu con altri scienziati (tra cui l’accanita veterinaria PRO VAX Ilaria Capuain un’altra ricerca pubblicata nel 2020, pochi mesi prima che il siero genico sperimentale fosse messo in commercio.

Ma non è tutto: «L’ossido di grafene funzionalizzato con gruppi amminici (GO-NH2) induce l’attivazione della segnalazione dell’interferone STAT1/IRF1 nei monociti e nei linfociti T, con conseguente produzione di chemioattrattivi dei linfociti T e macrofago 1 (M1) 1/T- helper 1 (Th1) e polarizzazione della risposta immunitaria, con tossicità trascurabile». (continua a leggere)

L’INCHIESTA COMPLETA PROSEGUE SU GOSPA NEWS