COME L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ (ISS) MISTIFICA LE STATISTICHE SUL COVID | Contagi e trattamenti genici. Cosa dicono i dati.

Pietro Bracco, autore dell’articolo, è Ingegnere dei sistemi si occupa di business-intelligence e data-analytics per un’azienda internazionale.

Ogni settimana L’Istituto Superiore di Sanità pubblica un bollettino che viene preso preso come oro colato da molti dei media mainstream, ed è stato soprattutto utilizzato per motivare la pressante campagna di trattamenti farmacologici (la parola vaccini è impropria e capiremo perché) a base di mRNA.

Il bollettino contiene molti dati e analisi riguardanti i contagi, i ricoveri e i decessi. Ci concentriamo in questo primo articolo sui contagi, essendo i contagi il fenomeno che sta alla base delle varie regole restrittive di molte libertà fondamentali e duramente punitive tuttora in vigore e che affiggono molto seriamente milioni di persone con le loro famiglie.

Vediamo al dunque e esaminiamo cose dice il bollettino ISS pubblicato lo scorso 5/Marzo/2022.


La porzione in alto a destra della Tabella-5 mostra degli indici che dicono quale è la probabilità di contagio di un non-trattato rispetto alle diverse categorie di trattati. Ogni riga rappresenta un fascia di età: 12-39, 40-59, 60-79, +80.

Per fare un esempio, secondo ISS, una persona ella fascia 40-59 anni non-trattata ha 1.7 volte le possibilità di infettarsi di un trattato con 2dosi di recente, 2.2 di un trattato da oltre 120 giorni e 3.2 quelle di un trattato con 2dosi+booster.

Il dato è rilevato sulle base delle “diagnosi” (tamponi positivi) nel corso di 30 giorni. Insomma la protezione dal contagio è molto bassa ma sembra essere di una qualche entità.

La UK Health Security Agency, ossia l’equivalente istituto britannico, pubblica a sua volta un report settimanale, ogni martedì. La Tabella 13 è sostanzialmente equivalente come contenuto alla Tabella 5 dell’ISS, ossia pubblica dati normalizzati dai quali si possono calcolare gli stessi indici della tabella 5 ISS. Il periodo utilizzato sono le 2 settimane più recenti, quindi sovrapponibile.

Se consideriamo una persona nella fascia 50-59 anni il dato inglese dice che un non-trattato ha (596/1882)=0,32 probabilità di infettarsi rispetto a un trattato.

Dice cioè che il trattamento (almeno 3 dosi) aumenta di oltre 3 volte (1/0,32) la probabilità di infezione.

Il dato è sorprendente ed è esattamente l’opposto del tato ISS. Come si può notare un rapporto simile vale per tutte le classi di età, fatta eccezione i ragazzi sotto i 18 anni (per i quali però la letalità è praticamente zero come si può vedere nelle altre parti della stessa tabella).

Chi ha ragione? ISS o gli inglesi? Hanno ragione gli inglesi. Il dato fornito dall’ISS è del tutto infondato e questo per 2 ragioni.

La prima ragione è che il dato ISS si basa sui dati dei tamponi a cui gli italiani si sottopongono volontariamente e non un campione imparziale. In Italia, dove vige il GP, i non-trattati sono costretti a sottoporsi continuamente a tamponi, a differenza dei trattati. Non solo ma hanno interesse alla diagnosi positiva mentre i trattati hanno l’interesse opposto. Questo falsa completamente di dato di partenza.

La seconda ragione è più sottile e più difficile da comprendere. Quando la campagna di somministrazioni è in corso la distribuzione della popolazione nelle varie classi (non-trattati, 1dose, 2dosi, 3doosi) cambia in continuazione. ISS sceglie di utilizzare la situazione presa a metà del periodo delle “diagnosi”. Ma, attenzione, il momento della diagnosi non è quello del contagio, ed è il contagio che dipende dalla situazione della persona. In genere tra i due momenti trascorrono alcuni giorni. Inoltre l’effetto dei trattamenti comincia dispiegarsi dopo 2 settimane dall’ultimo trattamento ricevuto, come dice ISS nelle appendici.

Quindi l’immagine della popolazione deve essere presa ragionevolmente almeno una settimana prima dell’istante in cui la fotografa l’ISS. ISS non fa questo errore casualmente, lo fa per sottostimare la popolazione non-trattata e sovrastimare quella più trattata (3dosi) variando così i rapporti. Semplicemente ricollocando l’immagine della popolazione di una settimana indietro, come si dovrebbe, così cambierebbero i dati della Tabella 5.

ISS dunque commette volutamente (non è ragionevole pensare diversamente) due errori gravissimi che portano ad ottenere dati assolutamente fuorvianti, come mostra il paragone con i dati UK.

Questi dati però sono il più importante fondamento scientifico a sostegno del regime delle gravissime leggi liberticide del lasciapassare. Un fondamento che non solo non esiste, ma che giustificherebbe provvedimenti restrittivi nei confronti dei trattati con quei farmaci che, come vediamo, non hanno alcuna caratteristica per essere chiamati vaccini visto che favoriscono il contagio.

Per questo il governo inglese ha dovuto rapidamente abolire ogni restrizione e sta facendo cadere una cortina di silenzio su tutto l’affaire covid completamente scomparso dai media britannici.

Al contrario il governo italiano ignora l’evidenza scientifica e gli scienziati del CTS non notano l’abisso fra i dati dell’istituto diretto da Ricciardi e quelli inglesi, che affermano con chiarezza esattamente l’opposto.