1 – LA MALIZIA DEL FALSARIO SUI CRIMINI DI GUERRA
2 – ONU SPECULA SU MIGRAZIONI E OPERAZIONI CIA
3 – IL PIANO KALERGI
4 – LE RICCHEZZE NASCOSTE DAI FUNZIONARI ONU
5 – I DATI FINANZIARI DELL’UNHR
6 – MISTERI SUL DIPLOMATICO E SULLO 007 BRITANNICO
7 – CRIMINI DI GUERRA IGNORATI DALL’ONU
8 – L’ALTO COMMISSARIO AMANTE DEL TERRORISTA
9 – COMMISSARI MONDIALISTI AMICI DI SOROS
10 – LO CARTA MASTERCARD A MIGRANTI E BOIA ISIS
Nell’immagine di copertina da sinistra: Soros con la Commissaria Onu per i Diritti Umani Bachelet e il commissario Onu per i Rifugiati Grandi con Soros
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Ci sono coincidenze che soltanto la Divina Provvidenza può determinare in una perfetta Epifania ora del Bene, al fine di mostrare all’umanità incredula la Potenza del Padre Onnipotente di Gesù Cristo Risorto, ora del Male, al fine di disvelare agli uomini di buona volontà la Malizia del Falsario, ovvero Satana, che, in chiave contemporanea non è difficile identificare con il plutarca George Soros.
Soros, infatti, attraverso una diabolica ed ipocrita benevolenza cerca di produrre scenari cruenti e catastrofici per diffondere la sua originale tipologia di democrazia che è in fondo la parafrasi letterale della “sodomia umanitaria” da lui incentivata con la cultura gender.
In questi tempi che trasudano sangue di guerre manipolate o volutamente dimenticate, di morte da virus SARS-Cov-2 da laboratorio, e di tribolazioni da prossimo compimento dell’Apocalisse di San Giovanni, sarà arduo scrivere alcunché senza menzionare l’eterna lotta tra Dio e il Maligno.
1 – LA MALIZIA DEL FALSARIO SUI CRIMINI DI GUERRA
La Malizia del Falsario si è palesata in modo lapalissiano, vergognoso e inquietante giovedì 7 aprile quando l’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato l’espulsione della Russia dal Consiglio dei Diritti Umani (93 contro 24) a poche ore di distanza dalla pubblicazione di un video scioccante girato da soldati ucraini in cui sparano ad un prigioniero russo moribondo dopo averne uccisi altri, tra cui uno legato e freddato con un colpo alla fronte a bruciapelo.
L’orrendo filmato assume una connotazione demoniaca nel momento in cui si vedono tre dei militari dell’esercito di Kiev che sfoggiano i loro volti davanti a uno smartphone incuranti del rischio di essere perseguiti per crimini di guerra per le lucide, spietate e gaudenti esecuzioni.
In quelle facce è tragicamente espressa la narrativa di una guerra mediatica in cui anche le Nazioni Unite hanno deciso di giocare un ruolo chiave a favore del regime filo-nazista e filo-jihadista di Kiev, disposto a reclutare i peggiori mercenari della terra con le svastiche del Battaglione Azov e la bandiera nera dell’ISIS pur di non scendere a patti con Mosca e trattare una pace che il Dombass filo-russo attende da 8 anni.
La aspetta da quando il golpe ordito in piazza Maidan nel febbraio 2014 da George Soros, che se ne vanta, con l’aiuto di alcune ambasciate dei paesi Nato, fece esplodere una guerra civile trasformatasi presto in un tale genocidio (14mila morti tra cui 500 bambini) contro gli abitanti di lingua russa delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk da indurre lo Zar del Cremlino Vladimir Putin a pentirsi di non essere intervenuto prima del 24 febbraio 2002.
Quel massacro, con tanto di fosse comuni, è stato ignorato o trascurato dai giornalisti occidentali persino quando uno di loro, il fotoreporter Andrea Rocchelli, è stato trucidato a colpi di granate dai paramilitari della Guardia Nazionale Ucraina, insieme al fotografo russo Andrej Mironov. Nessun colpevole, dopo ila sentenza della Corte di Cassazione, come voluto da Soros & co.
Due immagini rappresentano l’icastica visione di questa evitabilissima guerra innescata dalle provocazioni del segretario NATO Jens Stoltenberg, pupazzo di Bill Gates e del Nuovo Ordine Mondiale, e del suo perfido alleato Volodymyr Zelensky.
Quella del prigioniero russo col cervello di fuori in una pozza di sangue e quella del negoziatore di pace ammazzato dal Servizio di Sicurezza SBU di Kiev perché ritenuto troppo vicino a Mosca, come ovviamente ci si attende che sia un portavoce diplomatico chiamato ad un dialogo per la tregua.
Le loro teste insanguinate sono diventate un trofeo di giubilo per i soldati ucraini aizzati all’odio etnico ed alla ferocia anche dai social di Mark Zuckerberg, da cui partì la protesta di piazza poi sfociata negli spari dei cecchini mercenari del 2014, e dal Palazzo di Vetro, che dopo 61 anni non ha ancora reso giustizia all’assassinio del segretario generale Dag Hammarskjold (morto in Africa in un disastro aereo provocato, ancora oggi occultato dagli 007 britannici).
Dall’ONU si sono levati ben poche urla di protesta. Anzi, nel Palazzo di Vetro, come nella Commissione Europea che ha varato un nuovo pacchetto di sanzioni inserendo persino i direttori di alcuni media russi a conferma della volontà di ogni censura del pensiero alternativo secondo la strategia di Adolf Hitler, ormai si consacrano come verità assolute le narrazioni di Kiev su ogni strage da Mariupol a Bucha fino all’ultima alla stazione di Kramatorsk, che rendono vani gli articoli di cronaca per l’ormai consolidata menzogna che diramano le fonti istituzionali.
Tutti episodi che rientrano, come il primo presunto attacco ad un asilo del Donbass ed il palese buco fatto coi picconi, nella perfetta sceneggiata di attacchi “false-flag” (ovvero sotto falsa bandiera) creati per incolpare l’avversario secondo una strategia ampiamente rodata in Medio Oriente dall’intelligence militare anglosassone dei controspionaggi britannico MI 6 e americano CIA. Come sarebbe accaduto persino negli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre
2 – ONU SPECULA SU MIGRAZIONI E OPERAZIONI CIA
La ragione è semplice. L’ONU è una macchina di denaro che con la scusa di aiutare i poveri del Terzo Mondo affamati dal colonialismo imperialista franco-anglo-americano legittima le operazioni internazionali del Nuovo Ordine Mondiale come l’attacco NATO alla Libia: in precedenza espulsa, come oggi la Russia, dal Consiglio dei Diritti Umani che è stato finora totalmente incapace di indagare sui crimini di guerra commessi dalla Turchia nel Rojava, il nord-est siriano, dall’Ucraina nel Donbass e dagli USA in Venezuela.
Perché? Perché sono tutte occulte azioni militari compiute sotto l’egida NATO, il supporto della Central Ingelligence Agency e i finanziamenti USAID, l’agenzia governativa americana che promuove i regime-change finalizzati all’esportazione della Democrazia che poi si traducono in guerre civili o internazionali, lucrose per la Lobby delle Armi, e in enormi migrazioni di massa per la destabilizzazione dei paesi occidentali con il Piano Kalergi, finalizzato al meticciato etnico-religioso quanto alla creazione dei nuovi servi della Gleba funzionali alla strategia globale del Great Reset.
Per comprendere la trama ormai sfrontata del Nuovo Ordine Mondiale basta analizzare la storia di alcuni funzionari posizionati in ruoli strategici dell’ONU.
Rapidamente ricordiamo il biologo etiope Tedros Adhanom Gebreyesus, un burattino piazzato quale direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dai due Bill (Gates & Clinton) e pescato in Etiopia tra i politici del movimento terroristico del Tigray, di cui abbiamo narrato migliaia di malefatte in varie inchieste del ciclo WuhanGates sul SARS-Cov-2 creato in laboratorio come arma batteriologica dopo esperimenti tra Cina e Usa, passando anche per Georgia ed Ucraina, supervisionati proprio dall’agenzia sanitaria ONU.
Se Gebreyesus l’11 di marzo 2020 non avesse dichiarato ufficialmente la pandemia, sebbene in presenza di una diffusione del Covid-19 concentrata in poche nazioni come se davvero fosse stata sparsa un’arma batteriologica, e se una settimana dopo l’ONU non avesse sconsigliato l’uso dell’efficacissimo cortisone sarebbero mancati due requisiti indispensabili alla successiva approvazione di emergenza dei sieri genici sperimentali.
Ci soffermeremo oggi a vedere la storia vicina al terrorismo rosso della cilena Michelle Bachelet, Alto Commissario dei Diritti Umani, e quella in seno al World Economic Forum e alla Lobby Gender dell’italiano Filippo Grandi, Alto Commissario per i Rifugiati che è stato in tutti gli scottanti teatri del Medio Oriente dopo un misterioso passato nella cooperazione internazionale ed una curiosa laurea a Coventry.
In quella stessa città, per un’incredibile coincidenza, opera l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani creato da un esule antiAssad ed utilizzato dall’intelligence britannica per coprire le operazioni “false-flag” commesse dai White Helmets, accusati dalla Russia di traffico internazionale di organi umani.
Entrambi i funzionari ONU risultano essere in perfetta sintonia e collaborazione proprio con Soros. L’UNHCR di Grandi, inoltre, è stato anche nell’occhio del ciclone mediatico per il misterioso progetto di una carta di credito Mastercard destinata ai migranti ma finita in mano a un boia dell’ISIS fuggiasco…
3 – IL PIANO KALERGI
Ma prima vediamo nel dettaglio uno degli scopi immediati delle tante azioni concentriche del Nuovo Ordine Mondiale. Contestare l’evidente fondatezza del Piano Kalergi equivale a negare l’esistenza di un golpe sanguinario alla base della guerra civile in Ucraina. Le prove sono tali e tante che riassumeremo soltanto quelle connesse alla triade Soros-Bachelet-Grandi.
«La teoria del complotto fu elaborata dal negazionista austriaco Gerd Honsik, condannato in due occasioni, nel 1992 e nel 2009, per avere pubblicamente negato la verità storica dell’Olocausto) nel suo libro Addio Europa, attraverso un’opera di selezione, rielaborazione e decontestualizzazione delle idee di Kalergi» scrive Wikipedia liquidando la Shoah senza analizzarne la sua stessa funzionalità alla nascita dello Stato di Israele concordata dai massoni anglosassoni con il Movimento Sionista Askenazita sopravvissuto – “per miracolo” o preciso disegno geopolitico? – alla strage degli Ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz dove furono deportati sulle rotaie costruite dalla Standard Oil dei Rockefeller.
Fanno rabbrividire queste analogie con il massacro che si sta consumando in Ucraina per il rifiuto categorico di ogni accordo di pace da parte del presidente Zelensky, finanziato in campagna elettorale dall’oligarca Ihor Kolomoisky, vero padrone dell’azienda energetica Burisma di cui era consigliere di amministrazione Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente Joseph, quando quest’ultimo, da vice presidente di Obama, finanziava le forniture di armi per consolidare il nuovo governo atlantista dopo il golpe.
Attingiamo ancora dalla piattaforma di moderato mainstream Wikipedia. Il filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), fondatore nel 1922 dell’Unione Paneuropea, ha espresso nella sua opera Pan-Europa, la necessità di un’integrazione continentale al fine di favorire la pacifica convivenza dei popoli.
Nel suo Praktischer Idealismus (1925), Kalergi distingueva tra «uomo rustico», figlio dell’endogamia, forte di volontà ma debole di spirito, e «uomo urbano», frutto della mescolanza razziale (Blutmischung), povero di carattere ma ricco di spirito, preferendo quest’ultimo in quanto più propenso al mantenimento della pace e, quindi, auspicandone una sua diffusione su scala mondiale e non strettamente europea.
Si tratta di un concetto esattamente opposto a quello evangelico: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Perché nell’umiltà del proprio spirito ci si affida alo Spirito Santo della Santissima Trinità per esserne unti, riempiti e plasmati.
I “concetti” di Kalergi, basati dunque su un’antropologia ateistica governata dal “caso” mella promiscuità etnica e religiosa ma intrinsecamente già proiettata verso quella biologica nella sfera sessuale, furono alla base della reinterpretazione di Honsik, il quale li rilesse in chiave di annullamento delle identità nazionali e locali, d’imposizione del meticciato etnico e di «genocidio» dei popoli europei per sostituirli con quelli asiatico-africani al fine di ottenere un’etnia indistinta di docili consumatori piegati al mercato e al desiderio di dominio mondiale da parte delle élite economiche.
«Nel secondo decennio del XXI secolo alcuni fattori, tra i quali la perdita di posti di lavoro non specializzati e il calo della stabilità economica in Europa a seguito della recessione del 2007 — impattante in maniera più o meno pesante su tutte le economie continentali — nonché l’afflusso in Europa di centinaia di migliaia di rifugiati e di migranti africani e asiatici in fuga dalle guerre e dalle precarie condizioni economiche, hanno favorito la diffusione delle teorie di Honsik, soprattutto tra le persone più colpite dagli effetti della crisi economica».
E’ quanto aggiunge Wikipedia che pare ignorare come le badanti pagate 700 euro al mese per lavorare 24 ore su 24 e i braccianti retribuiti 5 euro all’ora per spaccarsi la schiena sotto il sole siano l’effettivo prodotto di una cultura “insana” dell’integrazione, conseguenza di un’alluvione causata dalle migrazioni belliche e finalizzata ad impoverire sempre più i poveri ed arricchire sempre più i contemporanei imperatori della manodopera.
4 – LE RICCHEZZE NASCOSTE DAI FUNZIONARI ONU
Negli ultimi decenni si è registrata una vera esplosione delle migrazioni intercontinentali che sembra effettivamente funzionale al piano Kalergi: perché quando uno lascia anche una capanna per trasferirsi in una metropoli accetta ogni tipo di compromesso: lavori sottopagati, prostituzione, impiego nella criminalità organizzata. I pochi che riescono a ricavarsi un lavoro dignitoso sono gli stessi che avrebbero potuto guidare il rilancio del loro paese africano o asiatico.
Ecco perché l’Alto Commissariato per i Rifugiati dovrebbe essere considerata una struttura di emergenza occasionale se soltanto l’ONU svolgesse il suo ruolo di giudice imparziale dei conflitti mondiali che – purtroppo o per fortuna di fronte alle manipolazioni occidentali della tragedia in Ucraina – è minato dal diritto di veto di alcuni potenze mondiali all’interno del Consiglio di Sicurezza.
Ma l’invasione di Israele nell’Altopiano del Golan e le successive risoluzioni dell’Onu mai rispettate sono la plateale manifestazione di impotenza di una struttura che è stata sfruttata nello scandalo Oil for Food per favorire la guerra in Iraq. Finché il petrolio di Saddam Hussein veniva svenduto alle multinazionali occidentali a fronte di colossali tangenti intascate dagli alti funzionari ONU tutto filava liscio, appena gli oligarchi delle industrie energetiche russe sono piombate nell’affare gli USA si sono inventati la scusa delle armi chimiche per attaccare Baghdad.
«Le Nazioni Unite voltano pagina e puntano sulla trasparenza per rilanciare l’immagine dell’organizzazione internazionale offuscata dagli scandali degli ultimi anni, primi fra tutti quelli legati al programma “Oil for food”. A dare l’esempio è proprio il segretario generale promotore di un’iniziativa senza precedenti, ovvero la pubblicazione volontaria da parte delle più alte cariche del Palazzo di vetro delle rendite derivanti da attività diverse dagli stipendi percepiti in veste di funzionari. Ban Ki-moon invita i colleghi a seguire l’esempio, applicando una circolare emanata il 1° maggio 2006 dall’Ethic Office (l’ufficio per la vigilanza dell’etica) dell’Onu».
E’ quanto si legge sulla Stampa del 27 gennaio 2008 che poi aggiunge. «Ci sono anche tre italiani tra i funzionari a cui è esteso il provvedimento. Filippo Grandi, vice commissario generale, responsabile del programma di aiuti umanitari ai profughi palestinesi, e il generale Claudio Graziano, comandante della missione Unifil, la forza Onu schierata in Libano. Entrambi si sono rifiutati di rendere pubbliche le loro posizioni finanziarie».
«In ottemperanza con la risoluzione dell’Assemblea Generale “AJRES/60/238”, ho scelto di mantenere riservate le informazioni contemplate dal programma di trasparenza finanziaria», hanno dichiarato entrambi. Ma questa lesa maestà alla trasparenza non ha impedito – o forse anzi ha permesso – ai due di fare una luminosa carriera.
Il generale Graziano, dopo essere diventato Capo di Stato Maggiore della Difesa in Italia, dal 2018 è Presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea. Il dottor Grandi dal 2016 è l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati: ovvero colui che dal Palazzo di Vetro coordina progetti per miliardi di dollari. Ma non vuole far sapere il suo reddito…
5 – I DATI FINANZIARI DELL’UNHR
«Al 31 maggio 2020, l’UNHCR impiega 17.324 persone, di cui circa il 90% lavora sul campo. Operiamo in 135 Paesi, con membri del personale di stanza in varie sedi, tanto in uffici regionali e succursali quanto in uffici secondari e sul campo. Siamo tutti duramente impegnati a garantire assistenza ai rifugiati, grazie a professionalità che coprono varie discipline, come la tutela legale, l’amministrazione, i servizi sociali e l’assistenza sanitaria» si legge sul sito ufficiale dove sono esposti anche i dati finanziari.
«Siamo finanziati quasi interamente da contributi volontari, di cui l’86% proviene dai governi e dall’Unione Europea. Il 3% proviene da altre organizzazioni intergovernative e meccanismi di finanziamenti collettivi, mentre il 10% dal settore privato, che include fondazioni, aziende, singoli individui. Inoltre, riceviamo un sussidio limitato (1%) dal budget delle Nazioni Unite per i costi amministrativi. Accettiamo anche contributi in natura, come tende, medicinali e autocarri da utilizzare negli interventi sul campo».
L’UNHCR fu costituita nel 1950 con un budget annuale davvero limitato, 300.000 dollari americani. Ma con l’estendersi delle dimensioni dell’Agenzia e della sua capacità operativa, anche i costi sono aumentati. budget annuale è cresciuto fino a oltrepassare il miliardo di dollari nei primi anni ’90 per poi toccare un nuovo record annuale di 5,3 miliardi di dollari nel 2013.
Purtroppo, speriamo solo per un momentaneo disservizio, al momento della realizzazione di questo reportage il sito Gobal Focus, dove ci sarebbero i dettagli dei conti, non funziona e pertanto non consente di vedere il volume finanziario annuale aggiornato al 2022.
6 – MISTERI SUL DIPLOMATICO E SULLO 007 BRITANNICO
Filippo Grandi, nato il 30 marzo 1957, si laurea in Storia moderna all’Università degli Studi di Milano nel 1981, si perfeziona quindi presso l’Università Gregoriana di Roma. In seguito l’Università di Coventry gli conferisce il dottorato ad honorem. Il motivo? Non si sa.
Desta però più di un sospetto la circostanza che da anni si stia occupando della Siria ed abbia ricevuto il master “in omaggio” proprio nella stessa città britannica dove opera il potentissimo ed informatissimo Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) grazie all’attività di Rami Abdulrahman (o Rami Abdel Rahman), esule antiAssad che, quando non lavora con la moglie nel negozio di abbigliamento sotto casa, influenza i destini del mondo con i reportages del sito, divenuto fondamentale supporto di propaganda dell’attività del Syrian Civil Defense (SCD), una ONG di soccorritori finanziata da USA e Regno Unito ma denunciata dalla Russia all’ONU come organizzazione terroristica.
Si tratta dei famigerati White Helmets, immortalati con tantissimi cadaveri attribuiti all’esercito siriano di Bashar Assad dopo lo scoppio della guerra civile progettata dal controspionaggio americano della Central Intelligence Agency fin dal 1983 (documento esclusivo CIA pubblicato da Gospa News).
«Formazione, finanziamenti e supporto sono stati forniti da partner internazionali, comprese le donazioni dei governi dell’Europa occidentale, degli Stati Uniti e del Giappone; l’Associazione turca di ricerca e soccorso AKUT; e una combinazione di ONG, privati, campagne pubbliche di raccolta fondi e enti di beneficenza. Il supporto e la formazione primari sono stati forniti dalla Mayday Rescue Foundation, una fondazione senza fini di lucro fondata dall’ex ufficiale dell’esercito britannico James Le Mesurier, ed è diventata un fattore chiave nello sviluppo dell’organizzazione» riporta Wikipedia su SCD.
Che coincidenza! Si torna nel Regno Unito in cui l’alleanza delle corporations belliche tra Londra (Bae Systems) e Roma (Leonardo) passa attraverso il Qatar e i Fratelli Musulmani, a cui fa riferimento il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, non a caso indirettamente ma lautamente supportati dalla Commissione Europea attraverso l’Ong Islamic Relief.
Le Mesurier non è un personaggio qualunque. Ha frequentato la Royal Academy of Military, dove si è diplomato con il massimo dei voti. In seguito ha servito l’esercito britannico in molti teatri di guerra. In particolare, ha lavorato come capo dell’intelligence inglese a Pristina, in Kosovo, prima di lasciare l’esercito e andare a lavorare per… le Nazioni Unite! Dove e quando? Non si sa…
Sul suo passato aleggia un mistero proprio come su Grandi che, dopo una lunga carriera di oltre 30 anni nelle agenzie di cooperazione internazionale (27 sotto l’ombrello ONU), nel 1997 entra alle Nazioni Unite come assistente speciale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), del quale diventa in seguito capo del personale. Dal 1997 al 2001, si sposta quindi alla sede ginevrina del UNHCR.
Il diplomatico italiano è stato Vice Rappresentante Speciale del Segretario delle Nazioni Unite in Afghanistan, a seguito di una lunga carriera all’interno di organizzazioni non governative. Dal 1988 al 2004 ha lavorato proprio nell’UNHCR presso il quartier generale dell’organizzazione a Ginevra e in Africa, Asia, Medio Oriente, in contesti difficili tra cui il Sudan, l’Iraq durante e dopo la prima guerra del Golfo (ha avuto a che fare con il progetto Oil for Food?), l’Africa Centrale e la Siria. (continua a leggere)