Dati sui ricoveri dei non vaccinati mistificati
dalla mancanza di distinzione
tra persone senza dose e altre con due
Inquietante Tweet del Governatore della Liguria
Condivido un interessante articolo del collega
di Carlo Domenico Cristofori
«Mentre i contagi di coronavirus in Italia continuano ad aumentare, in questo momento il dato cruciale per comprendere l’andamento della pandemia è quello che riguarda i ricoveri e la pressione sui posti letto. Quanto pesano i non vaccinati sugli ospedali? Considerando la popolazione over 12, i non vaccinati sono il 10%: se si guarda ai positivi nelle terapie intensive, la percentuale di no-vax è al 65%».
Senza faziosità o allarmismi eccessivi il sito di SkyTG24 riporta i dati aggiornati all’11 gennaio sulla situazione ospedaliera che si sta aggravando a causa della diffusione della contagiosa variante Omicron. O delle sindromi influenzali e polmonari che possono essere confuse con essa a causa di tamponi certificati da ricerche scientifiche e istituzioni nazionali tanto o poco inaffidabili (come la Food Drug Administration americana).
Ma di questo abbiamo già parlato in un precedente articolo e ne parleremo in un prossimo sui paesi che stanno eliminando l’uso dei test molecolari rinofaringei RT-PCR.
Secondo un rapporto della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), che monitora i ricoveri di 6 grandi aziende ospedaliere e sanitarie (Asst Spedali civili di Brescia, Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, Ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e Policlinico di Bari), c’è anche un’altra questione a complicare l’analisi dei dati.
«Il 34% dei pazienti positivi ricoverati non è malato Covid: non è in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari e non ha sviluppato la malattia da Covid ma richiede assistenza sanitaria per altre patologie e al momento del tampone pre-ricovero risulta positivo al Sars-Cov-2. Uno su tre, dunque, sia pur con infezione accertata al virus Sars-Cov-2, viene ospedalizzato per curare tutt’altro: traumi, infarti, emorragie, scompensi, tumori».
Le percentuali riferite sono quelle che hanno indotto medici e politici della propaganda PRO VAX a stracciarsi le vesti attaccando i NO-VAX quali responsabili di questo crescente intasamento delle strutture sanitarie.
LA MANIPOLAZIONE DEI RICOVERI NO-VAX
«Se non avessimo i no-vax le terapie intensive sarebbero vuote: nel mio ospedale ho 19 ricoveri per Covid e 18 non sono vaccinati». Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, commenta così l’emergenza sanitaria intervenendo ai microfoni di ‘Un Giorno da Pecora’ su Radio 1.
Quello che non dice, l’infettivologo diventato coordinatore Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) ed influencer mediatico sulla pandemia nonostante i conflitti d’interessi per i finanziamenti ricevuti in passato da AstraZeneca, Pfizer e altre Big Pharma, è l’assurda ed invereconda “manipolazione” dei ricoveri che si cela dietro a questi numeri.
Da quando sono stati approvati i cosiddetti “booster”, ovvero la terza dose del vaccino antiCovid già autorizzata anche per gli over 12 ed obbligatoria per gli over 50 dal primo febbraio 2022 fino al 15 giugno 2022, il criterio di classificazione dei pazienti sintomatici al Covid-19 accolti dagli ospedali ha subito un clamoroso e drastico cambiamento.
Anche coloro che hanno ricevuto due dosi dei sieri genici sperimentali vengono infatti considerati “non vaccinati” perché non hanno completato il ciclo di (sperata) immunizzazione con la terza somministrazione.
A confermarlo è anche la tabella di SkyTG24 che presenta dati del Ministero della Salute senza distinzioni.
Questo significa che le stesse statistiche riferite da SkyTG24 come dal dottor Bassetti non contengono una distinzione reale tra chi non vuole vaccinarsi e chi ha adempiuto fino in fondo alle raccomandazioni del Governo ma per varie ragioni non è ancora riuscito a farsi iniettare il booster.
Forse anche perché ha comprensibilmente cominciato a dubitare sull’effettiva efficacia di un’altra dose suggerita dal Ministero della Salute Roberto Speranza a soli 4 mesi dalla precedente.
La diffusione di nuove varianti capaci di ridurre fino al 20-30 % l’efficacia della protezione dal Covid dopo due dosi, limitando – quando va bene – i decorsi più gravi o fatali della patologia senza garantire la minima prevenzione di un contagio, ha infatti indotto molte persone a prestare attenzione a quegli autorevoli scienziati (Luc Montagnier, Geert Vanden Bossche, Franco Trinca, Loretta Bolgan) che da mesi ribadiscono i pericoli della vaccino-resistenza in grado di produrre nuove mutazioni del virus più infettive.
A ciò si è aggiunto anche l’allarme del medico Pyotr Chumakov, biologo molecolare e corrispondente dell’Accademia nazionale russa delle Scienze, secondo il quale la Omicron potrebbe essere stata creata in laboratorio perché presenta tre aminoacidi anomali.
Ciò ha rilanciato con veemenza la teoria del SARS-Cov-2 artificiale che, come emerso da scottanti email svelate negli USA negli ultimi giorni, è stata occultata dal dottor Anthony Fauci, consulente sanitario della Casa Bianca, fin dal primo febbraio 2020, quando ancora non era stata proclamata la pandemia dall’OMS.
NESSUNA DISTINZIONE TRA NON VACCINATI E VACCINATI CON 2 DOSI
Alla luce di queste premesse cambia completamente l’interpretazione dei dati riportati dagli enti sanitari preposti al monitoraggio della pandemia.
Sono cresciuti del 32% in una settimana i ricoveri per Covid (rispetto alla scorsa settimana quando l’incremento era stato del 26%) nei sei ospedali sentinella della Fiaso. È la più veloce accelerazione registrata in due mesi dal monitoraggio Fiaso. La rilevazione è stata effettuata l’11 gennaio e riguarda un totale di 2.183 pazienti adulti e 120 pediatrici.
L’aumento delle terapie intensive è stato pari al 18 %, percentuale su cui si è stabilizzato secondo l’ultimo rapporto Agenas, ma registrando un calo in 8 regioni (Basilicata, Campania, Liguria, Trento, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta). I non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 67% del totale. La metà dei non vaccinati prima di finire in ospedale godeva di buona salute e non aveva comorbilità.
Di contro i vaccinati in terapia intensiva sono il 33%: due su tre sono affetti da altre gravi patologie che potrebbero aver determinato una ridotta efficacia del vaccino e per l’85% dei casi si tratta di persone a cui sono state somministrate due dosi di vaccino da oltre 4 mesi e non hanno ancora ricevuto la terza dose.
Ma come ha giustamente riportato il quotidiano online Affari Italiani: «Da qualche tempo vengono però considerati No Vax (non vaccinati) anche coloro che hanno fatto due dosi di vaccino. Perché sono considerati vaccinati solo coloro che si sono fatti un ciclo completo di dosi, essendosi fatti inoculare anche la terza. Quindi se avete fatto solo due dosi non siete considerati vaccinati. Accade da quando è disponibile la terza dose, cioè da qualche mese».
A conferma di ciò il giornalista Antonio Amorosi cita un esempio indiscutibile: «Sul rapporto tra vaccinati e non vaccinati è netta la spiegazione della Regione Piemonte che l’8 gennaio scorso, in un tweet informativo con tanto di foto e didascalia del rapporto tra vaccinati e non vaccinati, spiega chi siano i “non vaccinati”. La sigla “non vaccinati” in rosso è seguita da due asterischi. Sotto in basso a sinistra il rimando dei due asterischi. Si intende per non vaccinati i “non aderenti o senza ciclo completo”. Tradotto: se avete fatto solo due dosi, quindi non avete fatto la terza, venite annoverati tra i non vaccinati come chi di dosi non ne ha fatta nessuna».
La circostanza è indirettamente confermata dall’Aggiornamento nazionale sull’epidemia in Italia dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), riferito dall’Ansa. Nelle unità di terapia intensiva per Covid-19 sono 25,6 volte più numerosi nei non vaccinati rispetto a coloro che hanno avuto tre dosi di vaccino.
L’ISS fa però poi una distinzione specifica (citata in un video del governo) sul tasso di ricovero nelle terapie intensive: pari a 23,1 ogni 100.000 abitanti per i non vaccinati, a 1,5 ogni 100.000 per i vaccinati da oltre 120 giorni, a 1 ogni 100.000 per vaccinati da meno 120 giorni e 0,9 ogni 100.000 per i vaccinati con la dose booster.
Ma rimane aperto un’inquietante interrogativo: sulla base di quali referti hanno elaborato tali dati visto che, come nell’immagine di una scheda di accettazione al DEA da noi ricevuta e come dalle indicazioni della Regione Piemonte, negli ospedali i vaccinati con due dosi sono classificati NO-VAX? E’ evidente che ci sono strutture sanitarie che adottano criteri differenti…
Ciò viene confermato dalle dichiarazioni a Rai 3 Regionale di Carlo Torti, direttore delle malattie infettive al Policlinico di Catanzaro: «Se consideriamo come vaccinazione completa quella con la terza dose, è così, in effetti si può considerare un paziente vaccinato, questo lo abbiamo capito, solo se ha ricevuto anche la terza dose… noi abbiamo nel nostro reparto il 7% di pazienti che hanno ricevuto la terza dose e in rianimazione, dove 6 su 6 posti letti sono occupati, tutti i pazienti ricoverati non sono assolutamente vaccinati».
Pertanto è una mistificazione palese quella propalata dal Ministro della Salute Roberto Speranza.
LE INFEZIONI OSPEDALIERE DA COVID: COLPA DEGLI OPERATORI UNTORI?
«Nel corso della conferenza stampa convocata dal governo nella serata di lunedì 10 gennaio, il premier Draghi ha presentato gli ultimi provvedimenti per affrontare la nuova ondata di Coronavirus. Accanto a lui il portavoce del Cts Locatelli, il ministro dell’Istruzione Bianchi e quello della Salute Speranza.
«I non vaccinati in Italia sono il 10 percento degli abitanti, ma occupano i due terzi dei posti in terapia intensiva e il 50 percento dei posti in area medica. Se vogliamo ridurre la pressione sugli ospedali, salvare vite umane e favorire la ripartenza del Paese, la soluzione è ridurre l’area dei non vaccinati» ha dichiarato il ministro per giustificare l’imposizione dell’obbligo della terza dose dal primo febbraio a tutti gli over 50 anni in Italia adottata col Decreto Legge n. 1 del 5 gennaio 2022.
Tale norma è stata fortemente voluto dal premier Mario Draghi, già manager della banca newyorkese Goldman Sachs che ha investito miliardi nella multinazionale americana Pfizer, produttrice del siero genico antiCovid Comirnaty insieme a Biontech, l’unico autorizzato per gli under 12.
«Visto che la maggior parte delle persone che prendono il Covid è a casa con la doppia dose di vaccino, altrimenti avremmo gli ospedali che traboccano, forse dovremmo fare una riflessione Se il tasso di mortalità scende oltre la soglia di rischio e il Covid è curabile come una malattia non letale come l’abbiamo conosciuta, anche l’atteggiamento deve essere diverso».
E’ quanto aveva dichiarato il 27 dicembre scorso il Governatore della Liguria, Giovanni Toti, ripetendo di fatto quello che aveva già sostenuto il virologo Gorgio Palù già nell’ottobre 2020 descrivendo la paura pandemica più virulenta del virus di cui già allora si conoscevano le cure idonee.
Purtroppo successivamente quasi nessuna delle terapie domiciliari efficaci entrò nel protocollo elaborato dal Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco di cui divenne presidente Palù), pervicaci sostenitori della pericolosa cura Covid con “tachipirina e vigile attesa” che ancora nei giorni scorsi si sono espressi contro gli antibiotici: utilizzati da migliaia di medici di base per salvare la vita ai malati di Covid, unitamente a prevenzioni con vitamina D o farmaci vegetali, cortisone e idrossiclorichina.
Ma lo stesso Toti, in un Tweet di poche ore fa, ha già fatto dei ripensamenti anche sui ricoveri: «Ora nella conta degli ospedalizzati per #COVID19 ci sono anche pazienti che vengono ricoverati per altre patologie e che poi risultato anche positivi. Il tema secondo me è l’ordine, credo sia giusto fare le cose correttamente».
E’ abbastanza lapalissiano che il politico di discendenza berlusconiana non abbia compreso la gravità del suo cinguettio per i sospetti che innesca l’avverbio “poi”… Si riferisce ai malati positivi al tampone al momento del ricovero o nei giorni successivi alla loro sistemazione nelle stanze, come capitato a tanti parenti di persone che conosco?
Un secondo Tweet del Governatore della Liguria non scioglie il nodo del dubbio: «Da oggi i pazienti ricoverati negli ospedali per altre patologie che risultino poi positivi al virus ma asintomatici, saranno contati tra i “casi” Covid ma non verranno conteggiati nel consueto bollettino con cui i territori vengono classificati in zona gialla, arancione o rossa».
Queste parole rievocano nella mente la storica, irrisolta e tragica anomalia delle infezioni ospedaliere, che ogni anno in Italia causa migliaia di morti soprattutto per sanificazioni carenti, come denunciato dal sindacalista vercellese Luca Trinchitella e dall’avvocato abruzzese Sigmar Frattarelli alcuni mesi fa su Gospa News.
Il quesito che resterò ovviamente senza risposta perché troppo imbarazzante per qualsiasi struttura sanitaria è semplicissimo: quanti sono i pazienti ricoverati in reparti CovidFree che si infettano nei giorni successivi alla degenza?
Riassumendo…
I medici sponsorizzati dalle Big Pharma lanciano allarmi sul boom di ricoveri in terapia intensiva a causa dei NO-VAX ma tra essi c’è una percentuale non individuata di pazienti con due dosi di vaccini antiCovid che secondo i proclami ufficiali inziali avrebbero dovuto garantire un’immunizzazione totale, come quelli per la poliomelite.
Ma emerge anche il sospetto che medici ed infermieri, portatori di elevate cariche virali di SARS-Cov-2 proprio perché vaccinati (come confermò uno studio dell’Oxford University Research Group), possano aver infettato dei malati che non erano positivi Covid-19 al loro ingresso nei nosocomi.
Intanto, mentre il tennista più forte del mondo Novak Djokovic con ogni probabilità non potrà giocare gli Australian Open per cavilli burocratici di leggi “marziali”, si scopre che proprio nella tirannica Australia, che manda nei campi di concentramento anche coloro che hanno avuto contatti con i positivi, «la direzione di alcuni ospedali australiani avrebbe chiesto al proprio personale di venire al lavoro anche se infetto (se asintomatico) per sopperire alla mancanza di personale nelle strutture, sotto pressione per via di Omicron» scrive Robert Krcmar su TicinoOnline.
Un’ipotesi ventilata anche in Italia dallo stesso Bassetti: «Sulla quarantena dei sanitari bisogna intervenire in maniera diversa perché non possiamo rischiare di avere ospedali che non vanno avanti perché c’è qualcuno asintomaticamente positivo dopo tre dosi di vaccino. Si deve tornare a marzo- aprile 2020 quando anche se eri positivo la quarantena non la faceva nessuno e andavi a lavorare. E su questo è necessario che intervenga il governo».
Ennesime contraddizioni di una pandemia creata per depopolare il pianeta, terrorizzare l’umanità con dittature sanitarie perenni e garantire così l’arricchimento delle Big Pharma dei vaccini, su cui specula anche la Coca-Cola, nonché l’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale. Ora lo denunciano persino cardinali e vescovi della Chiesa Cattolica!
Carlo Domenico Cristofori
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